Bonci e Pepe oltre la pizza c’è di più

Una persona che conosco, un amico, avrebbe voluto mettere nero su bianco ciò che sente, vede e pensa riguardo questi due straordinari pizzaioli. L’ho fatto io per lui.

Dal mio punto di vista è una dichiarazione di stima, amicizia e solidarietà nei loro confronti. Oltre ad un atto di coraggio.

Non è solito parlare o meglio scrivere dei propri colleghi. In Italia, poi, parlare dei propri “compagni di lavoro” è tabù, vieni additato come “appestato”, colpito da una sorta di follia. Io credo che sia finito il tempo delle rivalità dettate da un mercato malato e da un’ignoranza maligna e diffusa che nasce solo dall’invidia.

Già parlai di loro, i miei colleghi intendo, in tempi non sospetti, quando non li conoscevo di persona e li guardavo come fossero “dei nell’olimpo”, così in alto che non si poteva salire su quella cima su cui loro erano seduti. Poi mi sono reso conto che è solo un atteggiamento psicologico: loro sono più con i piedi per terra che noi.

Oggi parlo di loro con ragion veduta, dove per ragione s’intende il fatto che ho conosciuto queste persone, ma non per pronunciarmi sul loro lavoro – ritengo siano sufficienti i numeri, il seguito che hanno ed i vari attestati di stima quotidiani che giungono da ogni dove per “contabilizzare” il loro valore professionale.

Oggi mi piace parlare della persona, di quella parte importante che ogni cliente che giunge nei nostri locali spesso dimentica. Innanzi tutto prima d’essere pizzaioli siamo individui, uomini legati da sentimenti, emozioni e dolori comuni a tutti. La vita scorre nei secoli attraversata dagli uomini, di ogni specie, di varia natura, di vari paesi e continenti, di varie condizioni sociali, ma, come per la musica, c’è un linguaggio universale che li accomuna: le emozioni. Si soffre, si piange, si ride, si ha paura e si lavora in ugual modo e dovunque. Si lavora sempre con più fatica. Il successo non è figlio del nulla ma di sacrifici e difficoltà continui. “Il successo ed il denaro stanno nello scomodo” – diceva mio suocero – ed oggi in Italia il denaro guadagnato onestamente vuol dire vivere, spesso, ed in molti casi, sopravvivere, non più diventare ricchi. Sono finiti i tempi in cui ci si arricchiva alle spalle altrui.

Ma veniamo a loro. Franco Pepe. Gabriele Bonci. Due uomini, due origini, due generazioni e due pizze diverse. Due prodotti differenti ed unici. Non da confrontare tra loro ma da gustare nella loro complessità e “ricchezza”. Quest’ultima intesa come valore aggiunto che ognuno di loro due può darti, per apprezzare attraverso la loro maestria le tipicità del loro territorio, per dare un senso d’appartenenza e di cultura locale che stiamo perdendo e loro stanno rivalutando e su cui stanno lavorando giorno dopo giorno.

Due uomini che hanno una vita privata. E spesso dietro la loro vita lavorativa – che i più pensano sia solo fatta di lustrini e pailettes, di visibilità e sorrisi, di cose facili, di banalità – dietro a quei sorrisi si nasconde sofferenza, fatica, paure, pensieri per la buona riuscita del tanto lavoro, insonnie, problemi che magari hanno nel loro privato o pagamenti che temono di non riuscire ad onorare nei tempi previsti. Insomma di tutto di più.

Ho conosciuto queste due persone che, purtroppo, molti confondono come personaggi. Ho visto i loro occhi stanchi, ho ascoltato e condiviso le loro sofferenze, parlato con loro, di notte mentre ancora lavorano, quando la gente dorme. E tra quella gente c’è anche chi ha l’arroganza e si avvale del diritto di diffamare l’operato, di criticarlo in modo offensivo, di “sapere” cose che non immagina neppure. Questa gente è come la gramigna: la estirpi ma ricresce, basta solo isolarla, ignorarla, emarginarla.

Vorrei fare chiarezza. Vorrei farvi partecipe di un segreto, che in realtà non è tale nel momento in cui si svela: per cominciare queste sono due persone che non si limitano a sfornare pizze per il nostro piacere e il loro cassetto, questi sono uomini del FARE!

Ho stima profonda per loro perché sono l’esempio della concretezza e dei fatti. Quello che stanno facendo con il loro lavoro è sì ottimo, ma secondario. La cosa veramente importante è come si stanno adoperando per il loro territorio. Tutto ciò deve essere un esempio per tutti, e dico tutti a partire da Nord a Sud, persi oramai in quello sport nazionale del criticare lo Stato, del sapere risolvere a parole ma non facendo nulla, “solo a chiacchiere”, di additare i colpevoli con lo sguardo da carnefici, di piangersi addosso. Tutto questo perché in fondo è comodo far così, non costa fatica e ci si circonda di compiacenti gruppi di stupidi che annuiscono o che incalzano. Si reclamano diritti senza prima adempire ai propri doveri. Questa è prima di tutto gente che fa e non reclama diritti piagnucolando! In questo marasma italico dove si è capaci, ribadisco, di criticare nell’ignoranza delle argomentazioni – perché “fa figo” scrivere su quel portale di moda – dove la natura vigliacca li porta a nascondersi, così possono, come codardi ingrati, “colpire” solo per egoismo o pura cattiveria: questa è la gente che non conosce “il rimboccarsi le maniche” e fare.

Solo chi conosce veramente Gabriele Bonci e Franco Pepe sa e può vedere ciò che ogni giorno negano alle loro famiglie per dare un futuro ai propri figli e a migliaia di altre famiglie. Non si nascondono dietro una penna o una tastiera a scriver moralità populiste, a dare “lezioni”, ma si “sporcano le mani”, investendo tempo, energie, denaro, rischiando, denunciando. Questi uomini nel loro piccolo stanno creando RETE! Avete letto bene… rete con i loro produttori, stanno ricostruendo una micro economia, valorizzando prodotti e danno speranza a molti loro, e nostri, conterranei. Loro stanno difendendo il loro territorio, devastato in minima parte ma colpito al cuore da una stampa becera che generalizza tutto e non si limita a indicare le parti veramente colpite e spingendo a mò di esempio quelle aree che nella stessa regione stanno lavorando “giusto pulito e bene” con le loro eccellenze. Loro stanno facendo conoscere la buona cucina in Italia ed all’estero, stanno facendo cultura, CULTURA, portando conoscenza, rivalutando i prodotti scomparsi, smitizzando un prodotto bistrattato, riportandolo al suo valore reale. E se vogliamo aggiungere lo “scoop”, collaborano con persone che tirano su un’attività, li seguono, gli insegnano, li correggono. Loro sono umili, ascoltano e si correggono quando capiscono che tu, o chiunque altro, gli ha detto un qualcosa che non sapevano, o a cui non avevano pensato.

Sono infastiditi dagli appellativi risonanti perché sanno di essere persone normali, con una propria famiglia, affetti e emozioni. Conoscono bene questo linguaggio universale del sentimento ed è per questa sensibilità che si occupano dei più disperati, dei più sfortunati, spendendo parte del loro tempo aiutandoli a costruire un futuro. Perché, come mi disse uno di loro una sera sotto una pioggia intensa: “Raccogliere i soldi per chi ne ha bisogno è facile ma poi tutto si perde… provarne pena è una forma di razzismo… fare qualcosa per loro, impegnarti e spendere parte del tuo tempo è più bello perché gli dai le basi ed un futuro certo, li fai sentire utili e per loro questa è vita su cui poggiarsi, per mantenersi e alla fine ti senti bene anche tu”.

Sono due persone diverse, con i loro prodotti distinti, ma proprio questa diversità li rende unici ed uniti, amici. Sono due persone che lavorano sodo, che soffrono e gioiscono. Pensateci ogni volta che varcate le porte dei loro locali, quando siete lì solo per giudicare e pensate anche che vi sono molti che vi giudicano con lo stesso criterio e cioè senza sapere chi siete e cosa state vivendo e cosa state facendo. Paragona chi ignora, si mette in competizione lo stolto, perché crede che tutto ciò sia una gara, competizione, il terreno del successo non è copiare come beoni ma è proporre ciò che si è, proporre se stessi, la propria anima il proprio pensiero.

Siamo persone non dimenticatelo mai. Siamo lavoratori, abbiamo tutti delle madri e o dei figli, abbiamo i nostri caratteri perché siamo soprattutto uomini. E come loro ce ne sono tanti che conosco e che non conosco, conosciuti e sconosciuti ed a loro che dobbiamo dire grazie.

Non contano i tre spicchi, le tre rotelle, i premi, le classifiche sono solo onorificenze veniali, che non possono mai è poi mai competere con l’umanità e la rettitudine di ogni singola persona. Lo stolto espone i vessilli il saggio la propria anima, a quest’ultimo corrispondono Bonci e Pepe.

Mio padre mi diceva sempre: ”Attorniati di persone migliori di te e prendine esempio”. Ed io, grazie a loro, ho seguito il suo consiglio.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: